I Blocchi Di Cemento Sintetico Delle Piramidi

I Blocchi Di Cemento Sintetico Delle Piramidi

 

1. Erodoto E La Costruzione Della Piramide

Erodoto non sostenne mai che la muratura del nucleo fosse pietra calcare locale, e che i blocchi della piramide venivano scavati. Egli dichiarò che le pietre (non necessariamente blocchi estratti, ma forse detriti di pietrisco) furono portate sul luogo dalla sponda orientale del Nilo.

Ecco un estratto dal racconto di Erodoto:

“La piramide fu realizzata a gradini, detti crossai da alcuni e bomides da altri. Quando la ebbero costruita così, con macchine di corti legni sollevarono le pietre rimanenti dal livello del suolo al primo ripiano. Dopo che era stata alzata sul primo la pietra veniva affidata a una seconda macchina posta sul primo ripiano, e questa la sollevava fino al secondo gradino su una terza macchina: le macchine erano in numero pari ai gradini, ma poteva anche esserci un unico macchinario, sempre lo stesso, facilmente trasportabile da un ripiano all’altro, ogni volta che la pietra fosse stata levata. Devo riferire entrambe le versioni perché entrambe vengono narrate”. 

Il termine meccano, usato da Erodoto, è un termine generico che indica un tipo di congegno. Se la parola meccano viene tradotta per indicare uno strumento come uno stampo (piccolo, vuoto e di legno), tutta la descrizione risulta sensata. Rivediamo il testo in questo modo:

“…Quando la ebbero costruita così, con stampi di corti legni sollevarono le pietre rimanenti dal livello del suolo al primo ripiano. Dopo che era stata alzata sul primo la pietra veniva affidata a un secondo stampo posto sul primo ripiano, e questa la sollevava fino al secondo gradino su un terzo stampo: gli stampi erano in numero pari ai gradini, ma poteva anche esserci un unico stampo, sempre lo stesso, facilmente trasportabile da un ripiano all’altro, ogni volta che la pietra fosse stata levata. Devo riferire entrambe le versioni perché entrambe vengono narrate”.

Uno stampo può essere considerato come un attrezzo o un dispositivo. Perciò, se Erodoto non avesse conosciuto il termine “stampo”, avrebbe usato il termine più generale, “meccano”.

Questi stampi in legno venivano utilizzati in Egitto, in varie misure, come attrezzi di modellamento per contenere il calcestruzzo dandogli la forma del blocco, fino alla sua asciugatura.

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2. Blocchi Sintetici E Naturali

I fatti dimostrano che questi blocchi delle piramidi egizie erano fatti con calcestruzzo artificiale di alta qualità e non di pietra naturale estratta dalle cave.

Le caratteristiche dei blocchi della piramide di Giza sono coerenti con quelle dei blocchi modellati con calcestruzzo artificiale, e non possono in nessun caso essere di pietra di cava.

Il caso della piramide di Chefren ci fornisce delle prove evidenti.

Dal momento che il terreno originario della piramide di Chefren si trovava in pendenza, fu necessario livellarlo per costruire la base. Di conseguenza, gli Egizi tagliarono il terreno naturale per costituire una base.

È possibile vedere l’originale roccia naturale dell’Altopiano di Giza. La pietra naturale si presenta con la tipica caratteristica a strati. Gli strati e le imperfezioni rendono impossibile tagliare la pietra in dimensioni perfettamente uniformi. La pietra naturale è costituita da fossili di conchiglie con un orientamento orizzontale o disteso nel substrato roccioso, dettato dalla formazione degli strati sedimentari del sostrato roccioso stesso nel corso di milioni di anni.

Accanto a questo substrato roccioso esposto dell’Altopiano di Giza, si può notare la formazione del blocco della piramide, che non contiene alcun strato. I blocchi delle piramidi egizie in muratura rivelano conchiglie depositate in modo casuale, a dimostrazione del fatto che si tratta di pietra artificiale. In qualsiasi calcestruzzo, l’impasto è riaggregato e, di conseguenza, è privo di strati sedimentari.

Queste piramidi consistevano essenzialmente di roccia calcarea in cui erano presenti conchiglie fossili, un materiale eterogeneo molto difficile da tagliare con precisione.

Esaminando più attentamente i blocchi (come questi) della piramide, notiamo che gli strati superiori di alcuni sono bucherellati. I livelli deteriorati sembrano delle spugne. Lo strato inferiore, più denso, non si è alterato.

In un impasto di calcestruzzo, le bolle d’aria e un eccesso di legante acquoso salgono in superficie conferendo una forma più debole e leggera. Il ruvido strato superiore rimane più o meno sempre della stessa dimensione, a prescindere dall’altezza del blocco.

Questo fenomeno è presente in tutte le piramidi e i templi di Giza: quello cioè delle parti superiori leggere, segnate dalle intemperie e fragili, che indicano l’uso di calcestruzzo gettato, e non di pietra naturale.

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I blocchi sintetici sono costituiti essenzialmente dal 90-95% circa di detriti di pietra calcarea e dal 5-10% di cemento.

È ben noto che la malta di cemento silico-alluminato degli antichi Egizi è molto superiore alla malta di gesso di oggi. Mescolando l’antica malta di alta qualità con il calcare conchilifero, gli Egizi riuscirono a produrre un calcestruzzo di alto livello.

In Egitto abbondano tutti gli ingredienti necessari per realizzare un calcestruzzo sintetico non soggetto a un restringimento significativo:

1. L’allumina, utilizzata per la sintesi minerale a bassa temperatura, si trova nel fango del Nilo.

2. Il natron (carbonato di sodio) è molto abbondante nei deserti e nei laghi salati dell’Egitto.

3. La calce, che è l’ingrediente più basilare per la produzione del cemento, si otteneva facilmente per calcinazione delle pietre calcari in semplici focolari.

4. Le miniere del Sinai contenevano minerali dell’arsenico, necessari per produrre una rapida presa idraulica, per grandi blocchi di calcestruzzo. Il natron (un tipo di flusso) reagisce con la calce e l’acqua producendo soda caustica (idrossido di sodio), l’ingrediente principale per fare la pietra in modo alchemico.

Documenti sull’origine dei minerali dell’arsenico usati per la fabbricazione della pietra si trovano sul Sinai, per esempio a Uadi Maghara.

Documentazioni delle attività minerarie durante il regno di Djoser si trovano su una stele nelle miniere di Uadi Maghara sul Sinai. Sempre sul Sinai si trovano simili attività minerarie risalenti ai successivi regni dei faraoni della III e IV dinastia.

[Per ulteriori informazioni sulle vaste attività minerarie nell’Antico Egitto, così come sulla loro avanzata conoscenza della metallurgia e della fabbricazione delle leghe metalliche di tutti i tipi, si veda Alla scoperta della cultura dell’Antico Egitto di Moustafa Gadalla.]

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3. I Vari Tipi Di Blocchi Di Cemento Sintetico

Il calcestruzzo artificiale è un materiale da costruzione formato dall’unione di sabbia e ghiaia, mescolato con il cemento per formare una sostanza dura e compatta, utilizzata per la fabbricazione di ponti, superfici stradali ecc.

Esistono innumerevoli miscele di calcestruzzo con vari rapporti tra gli ingredienti principali: aggregati, cemento, acqua e additivi. Ogni applicazione richiede un diverso tipo di calcestruzzo. Gli antichi Egizi usarono un’ampia varietà di miscele di calcestruzzo per le loro applicazioni. Ecco degli esempi.

Sull’Altopiano di Giza possiamo trovare tre tipi di cemento.

Nella Piramide di Cheope, per esempio, i tre tipi si trovano nei blocchi all’interno della piramide, nei blocchi agli angoli esterni, e in quelli di pavimentazione attorno al sito della piramide.

I blocchi all’interno della piramide non erano destinati a essere esposti ai fenomeni naturali, quindi non erano a grana fine. In altre parole, erano di pietrisco. Quando i blocchi esterni furono rimossi, quelli interni si trovarono esposti agli fenomeni naturali. Nel corso degli anni, si sono rapidamente deteriorati.

I blocchi esterni erano destinati a resistere agli elementi naturali e quindi furono realizzati con pietre a grana più fine, come possiamo vedere in questa fotografia della piramide di Khafra a Giza.

Per le pareti delle mastabe dell’Altopiano di Giza si utilizzò questo tipo di impasto di calcestruzzo, forte e per esterni, come si vede qui, in questa tomba a mastaba accanto alla Grande Piramide.

Il terzo tipo di impasto di calcestruzzo che possiamo trovare nel sito di Giza è costituito dai blocchi di pavimentazione che circondano la base della piramide.

I blocchi di pavimentazione all’aperto nel sito della Grande Piramide rivelano un calcestruzzo a grana fine di una qualità tale da poter resistere al potere abrasivo causato dal traffico.

Nel sito della Piramide di Khafra, i blocchi di pavimentazione sono in condizioni decisamente migliori: hanno mantenuto la loro superiore qualità per migliaia di anni.

Un’altra applicazione dell’impasto di calcestruzzo è quella utilizzata dagli Egizi per costruire i loro archi e i soffitti a volta. I soffitti a volta si trovano fin dall’Antico Regno nella Piramide di Micerino (a Giza) e nella mastaba el-Fara’un (a Saqqara).

Nel tempio di Abido si riscontrano dettagli e qualità costruttiva.

I soffitti egizi includevano varie curvature proprio come si possono trovare nel tempio di Hatshepsut, il santuario di Anubi.

Un quarto tipo di blocco di calcestruzzo fu utilizzato come frangiflutti sul muro esterno del porto di Alessandria. Risale a prima di Alessandro, come si evince dagli scritti classici greci e romani. I frangiflutti furono progettati per resistere alla continua pressione delle onde e all’aggressione del sale marino.

Una delle sette meraviglie del mondo antico, il Faro di Alessandria, alto 140 metri, si trovava sull’isola che porta lo stesso nome (Pharos), di fronte al porto, e indicava la via alle navi che trasportavano merci preziose da tutto il mondo.

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4. Il Rivestimento In Pietra

Δ La muratura del nucleo delle piramidi era rivestita di blocchi di copertura, fatti di calcestruzzo a grana fine, che dovevano brillare meravigliosamente sotto il sole egiziano.

Δ Le quattro facce inclinate della piramide di Khufu erano originariamente rivestite da 115.000 di queste pietre di rivestimento – su ciascuna delle sue quattro facce ne furono posti 5,5 acri. Ogni pezzo pesava da dieci a quindici tonnellate. Lo storico greco Erodoto dichiarò che gli interstizi erano così stretti da risultare quasi invisibili. La distanza massima trovata tra queste pietre è di 0,254 millimetri – talmente ridotta da non far passare nemmeno un foglio di carta.

Corrispondenza perfetta tra le pietre di rivestimento

 

Resti di alcune pietre di rivestimento della piramide di Cheope

 

I blocchi di rivestimento, nelle piramidi della IV dinastia, furono angolati in modo da creare la pendenza della facciata. A causa della loro forma, i blocchi di rivestimento venivano creati con degli stampi in posizione invertita rispetto ai blocchi adiacenti. Dopo che si erano induriti, le forme di calcestruzzo venivano rimosse e i blocchi rivoltati e posizionati.

A sostegno di tale tecnica, i ricercatori hanno scoperto che le iscrizioni sulle pietre di rivestimento della Piramide rossa di Snefru e della piramide di Cheope (Khufu) sono sempre in fondo ai blocchi di rivestimento. È evidente che furono creati negli stampi in posizione invertita. Se i blocchi di rivestimento fossero stati estratti, le iscrizioni si troverebbero da varie parti e non in una sola posizione.

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5. Ulteriori Fatti Probatori Sui Blocchi Sintetici Della Piramide

Per completare il quadro della situazione vale la pena soffermarsi nuovamente su alcuni punti presi precedentemente in esame. Come indicato in precedenza:

a. Ci sono circa dieci lunghezze standard nei blocchi usati nella piramide. Allo stesso modo, anche nelle altre piramidi si trova un numero limitato di dimensioni standard. È impossibile intagliare tali dimensioni in modo perfettamente uniforme, pertanto la conclusione più logica è che vi fossero stampi standard per il calcestruzzo.

b. Un altro fatto che conferma tale ipotesi è la lunghezza di alcuni blocchi: nelle piramidi, quelli più lunghi hanno sempre la stessa lunghezza. Si tratta di una prova estremamente solida a favore dell’uso di stampi.

Per aggiungere un’altra prova al fatto che i blocchi non fossero di pietra naturale, ma di calcestruzzo di ottima qualità (pietra sintetica), creati direttamente sul posto, bisogna considerare i seguenti fatti indiscussi sulla piramide di Khufu (Cheope) a Giza. [Fatti simili a quelli qui menzionati sono applicabili anche a tutte le piramidi in muratura.]

1. I milioni di blocchi che aderivano tra loro in modo perfetto si possono ottenere stampando e formando blocchi di calcestruzzo.

2. Nel 1974, una squadra dello Stanford Research Institute (SRI) dell’Università di Stanford, usò delle apparecchiature elettromagnetiche di scandagliamento per localizzare camere nascoste. Le onde emesse furono assorbite dall’alta umidità contenuta nei blocchi. Di conseguenza, la missione fallì.

      Pertanto, la domanda è la seguente: come può la piramide attirare umidità nel mezzo di un arido deserto? La risposta è che solo i blocchi di calcestruzzo trattengono l’umidità, un’ulteriore prova che i blocchi della piramide erano sintetici e non venivano estratti dalle cave.

3. Gli scienziati francesi scoprirono che la densità apparente dei blocchi della piramide è più leggera del 20% rispetto alla pietra calcarea locale. I blocchi artificiali sono sempre più leggeri del 20-25% rispetto alla roccia naturale, perché sono pieni di bolle d’aria.

4. La sottilissima malta tra i blocchi di pietra non fornisce alcun potere coesivo tra loro. Questo sottile strato di malta è in realtà il risultato dell’eccesso di acqua nell’impasto di calcestruzzo. Il peso degli aggregati nella miscela di calcestruzzo spinge il cemento acquoso in superficie, dove esso si ferma, formando uno strato sottile di malta.

5.  Su alcuni blocchi sono visibili fibre organiche, bolle d’aria e un rivestimento artificiale rosso. Tutto ciò indica un processo di gettata artificiale, e non pietra naturale.

6. Gli strati superiori di diversi blocchi presentano diversi buchi. Gli strati deteriorati sembrano spugne. Lo strato inferiore, più denso, non si è deteriorato. In una miscela di calcestruzzo, le bolle d’aria e il legante acquoso in eccesso salgono in superficie producendo una forma più leggera e più debole. Il ruvido strato superiore rimane sempre all’incirca della stessa dimensione, a prescindere dall’altezza del blocco.

Questo fenomeno, per cui alcune porzioni delle parti superiori sono leggere, segnate dalle intemperie e fragili, è evidente in tutte le piramidi e nei templi di Giza, e indica l’uso di calcestruzzo, non di pietra naturale.

7. I blocchi più grandi, trovati nei monumenti di Giza di tutto il periodo dell’Antico Egitto, mostrano molte linee ondulate e non orizzontali. Le linee ondulate si verificano quando la gettata di calcestruzzo viene tenuta ferma per diverse ore (per esempio per una notte).

 

Il calcestruzzo precedentemente gettato si consolida, e il risultato è una linea ondulata che si sviluppa tra la prima e la seconda colata/gettata. Gli strati del basamento sono orizzontali e diritti, mentre quando il materiale viene versato in uno stampo si formano delle linee ondulate.

8. La malta moderna è costituita esclusivamente da solfato di calcio idrato. La malta dell’Antico Egitto si basa su un silico-alluminato, risultato della geopolimerizzazione.

9. Questi blocchi di cemento artificiali che aderiscono perfettamente non si limitano alle piramidi, ma si trovano in centinaia di cappelle funebri a Giza e altrove.

   Nemmeno qui troviamo interstizi verticali, e i blocchi aderiscono in modo perfetto.

 

10. Anche gli enormi blocchi di pavimentazione che circondano le piramidi combaciano in modo perfetto – cosa ancora più difficile, per l’intenzione degli Egizi, di non avere continue fessure. Troviamo quindi enormi blocchi sagomati irregolarmente che aderiscono in modo perfetto, realizzabili solo con una miscela di calcestruzzo artificiale.

 

11. L’unica testimonianza rimasta delle attività del regno di Khnum-Khufu sono delle scene incise sul Sinai, che indicano numerose spedizioni minerarie per l’arsenico, necessario per la fabbricazione delle pietre.

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[Un estratto dalle Alla riscoperta delle piramidi egizie di Moustafa Gadalla]

https://egyptianwisdomcenter.org/product/alla-riscoperta-delle-piramidi-egizie/

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